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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 66
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originale
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66 Atque haec ostentorum genera mirabile nihil habent; quae cum facta sunt, tum ad coniecturam aliqua interpretatione revocantur, ut illa tritici grana in os pueri Midae congesta, aut apes, quas dixisti in labris Platonis consedisse pueri, non tam mirabilia sint quam coniecta belle; quae tamen vel ipsa falsa esse vel ea, quae praedicta sunt, fortuito cecidisse potuerunt. De ipso Roscio potest illud quidem esse falsum ut circumligatus fuerit angui, sed ut in cunis fuerit anguis non tam est mirum, in Solonio praesertim, ubi ad focum angues nundinari solent. Nam quod haruspices responderint nihil illo clarius, nihil nobilius fore, miror deos immortales histrioni futuro claritatem ostendisse, nullam ostendisse Africano.
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traduzione
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66 Questi tipi di prodigi non hanno niente di strano. Una volta accaduti gli eventi, vengono utilizzati come profezia mediante qualche interpretazione, sicch? quei chicchi di grano ammucchiati in bocca a Mida, o le api che, come hai detto, si posarono sulle labbra di Platone bambino, non sono prodigi, ma piuttosto oggetto di previsione felicemente riuscita. Del resto, fatti simili possono essere di per s? falsi, oppure le predizioni che se ne trassero possono essersi verificate per caso. Anche quanto a Roscio pu? essere falso che sia stato avvolto nelle spire di un serpente, ma che nella sua culla vi fosse un serpente non ? tanto strano, specialmente nel Solonio, dove i serpenti sogliono radunarsi presso il focolare, come noi al mercato. Quanto, poi, al responso degli ar?spici - che non vi sarebbe stato nessuno pi? famoso, nessuno pi? insigne di lui - mi meraviglio che gli d?i immortali abbiano predetto la gloria a un futuro attore, non l'abbiano minimamente predetta a Scipione l'Africano.
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